Due colpi al balon

Attraversare la Langa del Sole senza assistere ad una partita di Balon è come visitare Parigi senza dare uno sguardo alla Torre Eiffel. Il Balon («pallapugno» o «pallone elastico») è lo sport “nazionale” di queste colline, se con sport si intende quell’intreccio inestricabile di competizione agonistica, tradizioni scaramantiche, scommesse e atmosfere che ruotano attorno a una partita.

Simile al tennis, ma senza rete, al Balon si sfidano due squadre di quattro giocatori che si affrontano nelle piazze di paese nella versione del gioco detta «lizza alla pantalera». Osservateli scendere come gladiatori nell’arena, con le divise raffazzonate e il polso della “mano buona” fasciato da una fettuccia di stoffa che chiude un pezzo di cuoio sagomato tra il polso, la base del pollice e il dito stesso. Lo scopo è semplice: colpire la palla di gomma più forte che si può, spedendola più vicina possibile al fondo del campo avversario o eseguendo uno spettacolare fuoricampo, che frutta punti immediati. Si fa punto anche se gli avversari non riescono a ricacciare la palla indietro dopo il primo rimbalzo.

Assistere ad una partita di Balon è qualcosa di unico. Si gioca rigorosamente nelle piazze dei paesi, rettangolari, trapezoidali o irregolari che siano, in qualsiasi condizione: il contesto di gioco è infatti parte essenziale del gioco stesso. Terreni sconnessi e ciottolosi, buche, tetti spioventi, muri per tentare rimbalzi: tutto è valido per rendere imprevedibili e imprendibili le traiettorie dei colpi che, inevitabilmente, fanno volare i palloni oltre le reti di protezione, a perdersi tra le fronde dei rami. Il bello del Balon sta proprio nel contesto. Le squadre, spesso piccole armate Brancaleone, si sfidano con grinta e astuzia, utilizzando ogni mezzo a disposizione per sorprendere gli avversari. Conta la forza, ma anche la tecnica e soprattutto, la conoscenza minuziosa della piazza di gioco.

Sarà inevitabile perdersi nella bellezza rurale del contesto: l’arbitro con la sigaretta in bocca, spesso un vecchio ed esperto giocatore ora in pensione; l’agricoltore con le braccia di pietra e il generoso girovita; il giovane secco e smunto che stupisce con colpi di precisione, la folla di persone e familiari che, dopo ogni colpo, non risparmia critiche e urla di incoraggiamento.

Dopo ogni partita ci si stringe la mano, ci si asciuga il sudore e si festeggia tutti nella più vicina osteria, tra canti e bicchieri di vino. Qualcuno contento per la vittoria, altri meno, perché dovranno onorare le traverse, ovvero le scommesse che, più o meno sottobanco, accompagnano sempre una partita di Balon.


La Pantalera

Nei paesi della Langa del Sole si gioca al Balon nella versione della Pantalera. Sono due le principali differenze con la pallapugno degli sferisteri: il campo e la battuta. Per quanto riguarda il campo, si gioca nelle piazze di paese, accettando che i colpi che vengono deviati dagli elementi architettonici e dalla conformazione fisica del terreno. Per la battuta invece, si utilizza un asse appositamente inclinato e dotato di liste oblique, posizionato a centro del campo a circa due metri di altezza: la pantalera appunto, che in piemontese significa «tettoia». Il battitore lancia il pallone sull’asse che, rimbalzando in maniera imprevedibile, dà inizio al gioco.

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